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L'impegno del Cristiano a testimoniare la carita'

"Dio è carità" (1Gv 4, 8. 16). Dio è amore, in altre parole comunica se stesso, è dono totale di sé. È la sua natura, la sua legge vitale: egli esiste donandosi e il dono è la sua vita. Dio ha un figlio che ama teneramente e in cui ha posto tutte le sue compiacenze: Padre e Figlio vivono in continuo e strettissimo abbraccio e l’amore che li congiunge è un legame vivente: lo Spirito. La vita di Dio è veramente comunione, un continuo e perfetto scambio d’amore.
Dio non si dona solo nella vita trinitaria, si dona nel mistero dell’incarnazione unendosi all’umanità del Cristo e grazie al Figlio si dona noi, c’eleva alla sua vita e ce ne rende partecipi.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. (cf Gv 3,16).
Così la carità di Dio per l’uomo si rende concreto in Gesù: egli è la rivelazione stessa dell’amore del Padre, la sua presenza concreta nel mondo, questo figlio il Padre lo dona agli uomini. Lo sacrifica perché nessuno si perda ma tutti siano salvi. Ormai il dramma dell’amore misericordioso di Dio non si svolge più attraverso i fatti singoli anche se continuati, ma attraverso la persona di Gesù che ne costituisce la "personificazione". Gesù è Dio che viene a vivere in piena umanità il suo amore e a farne sentire l’appello ardente.

Come Cristo ha compiuto la sua missione di rendere presente nel mondo e di comunicare agli uomini l’amore di Dio? "Passò facendo del bene a tutti" (At 10, 38). Gesù è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto, è il Buon Pastore.
Gesù non ama gli uomini di un amore qualsiasi ma "come il Padre ha amato me così io ho amato voi". Con lo stesso amore infinito, incondizionato, totale.
È un amore tenero, personale, che tende alla piena comunione. In Cristo e per Cristo gli uomini possono percepire cosa è e com’è l’amore di Dio e trovano un esempio mirabile di com’essi stessi devono amare.
Gesù non è solo la manifestazione dell’amore del Padre per noi e il modello del nostro amore. È anche la fonte. Noi non possiamo "amare in quel modo" se non unendoci a lui: "Io sono la vite: senza di me non potete far nulla".
L’amore nostro, che partecipiamo dell’amore di Dio-trinità, non sarà altro che irraggiare agli altri quell’amore che Dio stesso suscita e spande nei nostri cuori.

Il Nuovo Testamento inculca l’amore del prossimo fino a dare l’impressione che esso sia di fatto l’unico precetto della Nuova Alleanza. Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore (Cf. Rm 12,8-10).
Ma egli vuole che noi dimostriamo la carità amando il prossimo. La carità verso Dio quando si trasforma in opere, si attua a favore dei fratelli.
"Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri." (1Gv 4, 11)

Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. (Ef 5, 1-2).

La carità abbraccia tutti gli uomini senza nessuno escludere.
La misura del nostro amore quindi deve rispecchiare questi comandamenti del Padre:
"Come il Padre ha amato me..."
"Come io vi ho amati..."
Dio è totale rinuncia a se stesso ed è in questo modo che ci chiede a nostra volta d’amare. Cristo costituisce per noi l’esempio concreto di come dobbiamo viverlo.
Il crocifisso: ecco l’autentico ritratto di Dio. Fino a che punto Dio è carità e quale carità egli è, lo si scopre solo in Gesù Cristo e nella sua morte in croce per gli uomini. La croce ci dice cosa significhi amare come Dio e come Cristo.

La croce ha due facce, l’apparente sconfitta e la vittoria, il crocifisso e il risorto. Mostra tutta la malvagità e la miseria dell’uomo che non esita a condannare il Figlio di Dio innocente; ma anche tutta la profondità e l’efficacia del perdono di Dio. L’ultima parola non è il peccato, ma l’amore!
Fa contemplare la profondità inaudita dell’amore di Dio e fa comprendere che la nostra vita deve rassomigliare alla vita del crocifisso che si dona senza riserve, che rifiutato ama e perdona, e non rompe la solidarietà con chi lo rifiuta.

Siamo chiamati a rendere credibile la nostra fede vivendo, testimoniando la pratica dell’amore (Gv 13, 35)
La carità nel mondo è perciò segno del regno di Dio che viene.

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